«Tellurico». Così un gongolante Keir Starmer – il leader laburista – commentava ieri il risultato ancora in fieri delle elezioni amministrative in Inghilterra e Galles. Su quale grado della scala Mercalli/Richter non è ancora dato sapere – oggi pomeriggio ad esempio si saprà se Sadiq Khan ha vinto per la terza volta il mandato a sindaco della capitale – ma è fin troppo chiaro che l’ampiamente preconizzato disfacimento delle linee Tory, che dominano il fronte politico nazionale da 14 anni e da tre tornate politiche, è in pieno atto.

FINORA I CONSERVATORI hanno perso 228 consiglieri “comunali” in tutto il paese, rispetto a un incremento laburista di 99. Mentre scriviamo è stato effettuato lo spoglio in 55 consigli su 107. I risultati definitivi saranno resi noti stasera. Lo sfascio conservatore trova simbolicamente robusta conferma nell’unica suppletiva tenutasi nell’infelice Blackpool, sorta di Coney Island inglese dove il commercio ludico balneare incontra il degrado sociale: mattone importante di quel red wall scalzato da Boris Johnson nel 2019, il seggio è tornato autorevolmente laburista

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È altresì evidente che al succitato disfacimento corrisponda in negativo l’inerte ascesa del Labour di Starmer. Questi ha sempre saputo che Rishi Sunak non è Boris Johnson – che della supremazia conservatrice di questo quindicennio è simultaneamente veleno e antidoto – e che a lui, Starmer, per riportare i laburisti al potere sarebbe bastato contemplare l’inesorabile fallimento di qualsiasi non-Boris Johnson nonché guardarsi bene dall’annunciare alcuna nuova misura redistributiva o socialmente giusta in economia, o vagamente umanitaria su Gaza. Cosa che l’ex avvocato dei diritti umani ha puntualmente fatto e che ha provocato l’unica vero e propria nota stonata laburista in mezzo a tante fanfare: la perdita della cittadina di Oldham, vicino Manchester, sede di una cospicua comunità musulmana di fede laburista che ha voltato le spalle al partito.

ORA IL QUADRO delineantesi potrebbe, in teoria – qualora le perdite Tory fossero davvero telluriche – provocare la tentata defenestrazione di Sunak da parte delle correnti/accozzaglie alla destra del partito, timorose del revival delle fortune del Reform party di Nigel Farage, che sulle ceneri dello Ukip ha lanciato un ugualmente tossico clone sfruttando il malcontento diffuso sulla gestione di Brexit e sulla linea troppo “indulgente” nei confronti dei migranti, per i quali anche la realtà concentrazionaria del Ruanda è destino evidentemente troppo roseo. Tale defenestrazione sarebbe ovviamente inutile, visto l’irrevocabile declino del partito nei sondaggi, e non farebbe altro che accelerarne l’eutanasia elettorale, dal momento che le politiche sono dietro l’angolo. Per questo si dice che Sunak potrebbe anticiparle proprio mentre cerca disperatamente di agganciarsi a qualche risultato concreto sul suddetto Ruanda, forzosamente definito «sicuro» con una leggina apposita e verso il quale, ha spergiurato, i voli cominceranno «in estate».

Non fosse che anche il Ruanda è appiglio scivoloso assai: proprio ieri l’Irlanda ha approvato un piano per redigere una nuova legislazione irlandese che ri-designerebbe il Regno Unito come «paese sicuro» (questa storia della “sicurezza” è di un cinismo incommensurabile) in cui i richiedenti asilo possono essere rimpatriati. I ministri del governo irlandese hanno approvato collettivamente il piano presentato dalla ministra della Giustizia Helen McEntee. Il governo irlandese si era recentemente detto «preoccupato» del fatto che il piano inglese di deportare i richiedenti asilo in Ruanda stia incoraggiando un maggior numero di migranti a ripiegare sulla Repubblica d’Irlanda – a sua volta teatro recente di brutti e inusitati episodi di razzismo e intolleranza – attraversando il confine con l’Ulster.

C’È POI LA QUESTIONE del disastro climatico da sfruttare a proprio vantaggio. Un’altra mossa di Sunak, di cui pagheremo tutti le conseguenze, è infatti quella di cercare di salvarsi elettoralmente e dalla fronda interna trasformando in transazione economica la transizione ecologica: ieri il governo ha annunciato che la North Sea Transition Authority (Nsta), che regola la produzione di petrolio e gas nel Mare del Nord, confermerà che sta concedendo licenze a circa 30 società per la ricerca di idrocarburi nei siti destinati ai futuri parchi eolici al largo delle coste nazionali. Una scelta che prende a schiaffi le politiche verdi del governo e restituisce ai conservatori la patente di inquinatori per vocazione. Anche l’Alta Corte sentenziava, sempre ieri, come illegale il piano d’azione per il clima del governo britannico: non ci sono prove sufficienti che ci siano in atto politiche davvero capaci di ridurre le emissioni di gas serra, hanno dichiarato i giudici.